Caspar David Friedrich nasce sulle rive di un lontano e grigio Mondo-Terra, dove il cielo spesso si piega sotto il peso di nubi cupe. Ma è nei cieli oltre i cieli che Friedrich trascorre la maggior parte dei suoi anni, vagando per la Culla e, successivamente spingendosi verso i Mondi Oltre-Culla, là dove la mappa del conosciuto sfuma nei contorni del possibile.
Friedrich scrive un diario, che tiene con la stessa devozione religiosa con cui un pellegrino traccerebbe i propri peccati.
Annota non solo ciò che vede ma anche ciò che sente: la straziante bellezza di un’aurora su un mondo di ghiaccio, il viaggio silenzioso delle comete che tracciano archi di luce nel buio, come pensieri fugaci in una mente sconfinata, l’eterna solitudine delle sfere senza aria.
Le sue parole sono spesso macchiate dalla melanconia: le pagine diventano un palcoscenico per la sua lotta interiore tra lo stupore e il dolore di fronte a una bellezza così vasta, insondabile e divinamente ineffabile.